Come si vive in una comunità: condividere è la chiave - Argentina
Purmamarca è una piccola cittadina di appena 2000 abitanti, prima ancora di entrarci vedo uno strano tizio che da lontano mi fa segno di raggiungerlo. Mentre mi avvicino noto che ha diversi tic, sembra quasi agitarsi per conto suo.≪Ascoltami amico, ho capito cosa stai cercando, ho il posto adatto a te≫.
Io non gli ho chiesto proprio niente, ho solo bisogno di cambiare i pesos cileni in moneta locale. Ma lui insiste dicendo che non ce n'è bisogno.
≪In quella comunità puoi ripagare con il volontariato≫. Io non ho parlato di nessuna comunità né tantomeno di passare qui la notte. Ma lui continua: ≪puoi anche accampare con la tenda e li, tra l’altro, ci sono tanti personaggi un po' così…≫.
≪Così come!?≫. L’avevo detto io che è un tipo strano.
≪Come te dai, così liberi e così menefreghisti, un po' hippie≫. Forse voleva dire sporco.
Lo ringrazio per il consiglio e gli assicuro che andrò in questo luogo, anche se non vengo creduto. Ho sempre avuto difficoltà a fingere, ogni volta che ci provo sul mio viso si nota palesemente la menzogna. Effettivamente dargli fiducia è un bel atto di coraggio, sembra un pazzo evaso da una cella di sicurezza. Lo saluto e visito il centro in cerca di qualcosa da mangiare.
Ai piedi della vecchia chiesa c’è una piazza in stile andino con una cinquantina di persone tra venditori ambulanti, musicisti e artisti di strada. Due giovani ragazze dai capelli color arcobaleno mi danno il benvenuto: ≪stai cercando “la Cumbia”?≫.
Non ci sto capendo niente, prima il “pazzo”, poi le “ragazze arcobaleno”. Sembra che tutti vogliano portarmi li.
≪Aspettate un attimo, vi racconto prima la storia di un tizio incontrato poco fa e poi mi dite se c’è una connessione con il luogo≫. Il “pazzo” in fondo non stava scherzando.
Le due ragazze decidono di accompagnarmi.
Non riesco a spiegarlo, ma una bell’ondata di energia mi travolge.
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Mi vengono comunicate rapidamente le “regole” per una buona condivisione e per mantenere un equilibrio pacifico all'interno della famiglia. A turno si fa volontariato, c'è sempre qualcosa da fare e l'ultimo arrivato ha lo stesso diritto di parola del più anziano. Eguaglianza. http://www.worldwildtour.it/index.php/diario-di-viaggio/178-come-si-vive-in-una-comunita#sigFreeId95a8b10992
Non ho un sacco caldo per dormire (non ce l'avrò per le prime notti) e al mattino successivo mi sveglio con una spalla bloccata, inoltre ho la tenda che lascia entrare spifferi micidiali di vento.
C'è subito sintonia con una coppia di colombiani che viaggiano in bici, e con un personaggio con il quale scatta un’amicizia fraterna, Angel, un venezuelano che si finge statunitense. Tutti e tre hanno un sorriso luminosissimo che trasmette un’incredibile voglia di vivere. Insieme hanno più di 150 anni, migliaia di chilometri sui polpacci ed una corazza ormai capace di resistere a tutte le condizioni atmosferiche.
I guadagni dei prodotti della comunità vanno in un fondo comune. Non è sempre una ricca giornata di guadagni, ma quando l'incasso è alto siamo davvero in abbondanza di tutto. I ricavi non vengono divisi in modo equo: più del 50% è destinato al cibo, la restante parte in erba mate, caffè o qualche biscotto. Occasionalmente si fa un carico di marijuana in fiori profumati. Si mangia tutti insieme una volta al giorno, nel caso si abbia ancora fame allora bisogna cucinarsi da sé il secondo pasto. Per la colazione vale lo stesso, ogni persona è libera di mangiare cosa e quando vuole. Spesso la sera si improvvisano concerti con enormi quantità di pizza.
Per le pulizie generali si impiega circa un’ora al giorno a testa, i giocolieri si esercitano o scendono in piazza per guadagnare soldi. Un po' come quando stavo a Cartagena.
Se la giornata precedente è stata proficua allora si può godere del tempo libero. C'è chi suona, chi si alterna tra varie tipologie di artigianato, con l‘unico filo conduttore che accomuna: vivere alla giornata.
Spesso mi sveglio con il ghiaccio che copre ogni cosa come un ampio velo, l'alba dipinge il cielo di colori viola al punto che non capisco più se tremo per il freddo o per lo spettacolo della natura.
Adesso anche il materasso è da riparare ed il problema non è da sottovalutare dato che non possiedo il kit originale con la speciale bucatura. Il marchio che lo produce non ha mercato in Sud America e mi sembra quasi impossibile trovare una riparazione. I vari tentativi di rappezzo non hanno avuto esito positivo. Tutti quelli che sono svegli mi vengono in aiuto con materiali particolari, ma niente da fare. Fino a quando si sveglia Antoine…
Questo silenzioso personaggio è un panettiere di origini francesi che gira il mondo con la sua bici. La sua tenda è piazzata proprio accanto alla mia, così vicino che quando la notte russa sembra di stare nello stesso sacco. Ebbene questo benedetto Antoine ha lo stesso materasso che ho io, in più si porta dietro il kit di riparazione da dieci anni e non lo ha mia usato.
Le probabilità erano incalcolabili e crederci per me non è stato subito facile. Sono di nuovo felicissimo.
Questa mattina la polizia si è presentata nel giardino della comunità chiedendo di Luca, una delle poche persone con la quale non ho allacciato un buon... (vai allo store di Amazon per continuare la lettura)
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