itzh-TWenfrdejaptrues

Grazie India


Ho viaggiato intere notti su treni ultima classe, bus locali dove l'unico posto libero era il tetto, ho raggiunto villaggi con carretti trainati a mano o a da un cavallo più stanco di me, ho raggiunto templi via fiume su zattere di bambú e plastica riclicata, ho attraversato il deserto per potermi avvicinare al confine con il Pakistan cavalcando un dromedario, chilometri e chilometri in autostop con trattori e furgoni che trasportavano animali e merce varia.

Ho dormito in capanne senza acqua e senza luce, tra i banchi di una scuola, in un camion nel bel mezzo del niente, intere settimane con la mia tenda nella foresta più umida del mondo... e spesso qualche strano animale velenoso veniva a darmi il buongiorno.
Ho occupato giardini e furgoni abbandonati, ho evitato le grandi città e trovato il vero contatto con le culture locali di ogni villaggio, ho dormito in un amacha, su palafitte, all'interno di negozi e sui tetti, ho attraversato la Baia del Bengala impiegando 4 giorni con un traghetto arrugginito per raggiungere il paradiso delle Isole Andamane.

Leggi tutto

StampaEmail

L'unico parco galleggiante al mondo - Keibul Lamjao, India

L'unico parco galleggiante al mondo, il lago Loktak in Manipur - India

Con la testa ancora sulle spalle (fortunatamente) decido di alzare i tacchi e visitare un altro stato dell'India, il mio sedicesimo stato di questa fantastica terra... di questa mia stupenda avventura.

Direzione Manipur, destinazione lago di Loktak per la precisione.
Questo lago è noto per le sue isole galleggianti chiamate in lingua locale "phumdis", una massa di vegetazione che crea delle Isole.
Situato su questi phumdis c'é il Keibul Lamjao National Park, L'UNICO PARCO GALLEGGIANTE AL MONDO !

Leggi tutto

StampaEmail

Cacciatori di teste: i Konyak, la tribù più temuta del Nagaland

Raggiungo Longhwa avvolta da una nube umida. Qui vivono i Konya, l’ultima tribù di cacciatori di teste ancora in vita. Venivano istruiti dall’età di tre anni a “l’arte della guerra”: tecniche di caccia e d’assalto, adattamento e sopravvivenza estrema, produzione di armi da fuoco e polvere da sparo. Fino al 1940 questa tribù ha saccheggiato interi villaggi, provocando incendi e sanguinose decapitazioni. Le teste tagliate venivano esposte come trofei all'esterno della capanna, il numero metteva in mostra la potenza del guerriero. Le spedizioni di caccia alle teste erano spesso guidate e fondate su certe credenze, codice d'onore e principi di lealtà e sacrificio: la storia voleva che il teschio di una persona contenesse tutta la forza dell’essere, inoltre credevano che ogni anima liberata portasse fertilità ai campi. Catturare la testa di un nemico era anche un rito di passaggio all’età adulta. Nel 1870 i missionari iniziarono a creare scuole religiose e a convertire migliaia di persone al cristianesimo. La caccia alle teste fu bandita nel 1940 perché ritenuta pagana, il re si arrese alla chiesa cattolica nonostante i guerrieri fossero contrari.
I Konya sono facilmente distinguibili dalle altre tribù, hanno il corpo tatuato e i lobi perforati con corna di antilope. I tatuaggi sul viso si guadagnavano solo dopo aver decapitato almeno un nemico, quelli sul corpo sono ornamentali ed indicano la tribù d’appartenenza e lo status nella società. I tatuaggi venivano realizzati usando punte di palma legate tra di loro, l’inchiostro veniva estratto dalla resina di un cedro rosso. L’intero villaggio era in festa quando un guerriero della tribù veniva marcato, il corpo veniva immobilizzato dai genitori mentre un pezzo di stoffa in bocca sopprimeva le urla, intanto al centro del villaggio un maiale o una mucca veniva macellata e servita con il tradizionale riso rosso.

Leggi tutto

StampaEmail

Su questo sito usiamo i cookies, anche di terze parti. Navigandolo accetti.